Ciao Tesha, grazie per questa intervista, ci racconti chi è l'artista dietro questo nome d'arte e la sua storia?
Ciao ragazzi, grazie a voi, sono Emanuele Scardino e sono un cantautore, padre e marito. Vengo da Milano città, dai Navigli, zona storicamente piena di artisti. Sono un cantante ed un polistrumentista autodidatta, grazie al mio livello credo di essere il miglior musicista da falò del mondo (qualsiasi strumento ci fosse durante i falò io lo suonavo).
Il mio è un percorso alquanto particolare: la passione per la musica inizia subito, ancora prima che nascessi. Infatti mia madre mio padre si incontrarono proprio durante un concorso musicale. In quarta elementare sono stato scelto dal più antico coro d’Europa, il coro del Duomo di Milano, nel quale entrai come soprano. Ogni domenica mi esibivo durante la messa principale, quella delle 11:00, davanti a migliaia di persone ed in diretta tv. Chiusa questa parentesi, in prima superiore ho iniziato ad avvicinarmi alla musica che andava oltre oceano.
Dopo anni di Fabio Concato, di Pino Daniele, di Mina, di Marco Masini (che ancora sono tra i miei artisti preferiti), mi trovo catapultato in un mondo di colori a me sconosciuti. Scopro il crossover, il rock, ma soprattutto scopro Hip Hop, RnB, Soul, i gruppi vocali come i Boyz 2 Man, Sisqo, scopro Stevie Wonder… Poi qualcosa è arrivato anche in Italia, credo che i Sottotono siano la cosa a cui più volessi assomigliare per certi versi. Da allora la mia musica è stata una continua ricerca di equilibrio tra il cantautorato italiano con dei testi importanti che avessero storie da raccontare, con sonorità non prettamente italiane. Questa ricerca è stata lunga, è durata circa 16 anni, per arrivare a quello che faccio ora che può essere sintetizzato in New Soul.
Che obiettivi ti stai ponendo in questo momento Tesha?
Beh ho quasi quarant’anni, quindi non ho le speranze o le ambizioni dei ragazzi più giovani ma il mio vero obiettivo è comunque quello di far arrivare la mia musica più lontano possibile, a più orecchie possibili. Sono dell’opinione che gli artisti che dicono “lo faccio solo per me stesso” non siano veri artisti. L’artista è per natura egocentrico, cerca l’approvazione, cerca il confronto, cerca l’applauso… questo è quello che io cerco.
Qual'è stata la soddisfazione più grande finora e quali sono le esperienze che ti portano ad averne ancora oggi?
Sono stato solista del coro del duomo di Milano quand’ero bambino, ho vinto diversi concorsi quando ancora non c’erano i like ma persone fisiche che ti ascoltavano ed apprezzavano o meno la tua musica. Ho avuto e sto avendo collaborazioni importanti, ma essendo un cantautore la cosa più bella per me è senza dubbio quando la gente cita dei brani di qualche mia canzone e li fa suoi, davvero una grande soddisfazione.
Hai mai affrontato delle difficoltà per cui hai pensato di lasciare la musica? Credi che sia più o meno difficile riuscire oggi rispetto al passato?
Torno un po’ al discorso di prima: l’artista è egocentrico. Io per di più sono solista quindi mi devo occupare di tutto quello che concerne la musica: grafiche, burocrazia, budget eccetera, quindi ogni volta che esce un singolo ho delle aspettative altissime per quanto lavoro c’è stato dietro. So quanto sudore, quanto tempo tolto alla mia famiglia, quanti soldi sono stati spesi per questo progetto. Come dicevo prima arrivo dal periodo in cui i like non c’erano e probabilmente non sono pronto ad affrontare questo mercato che ti può dare tantissimo se sai come muovertici ma ti può anche togliere tutto. Una volta si cercava la musica, si era più curiosi.
Ora invece è la musica a venire da te, ogni minuto c’è qualche cosa di nuovo e la nostra curiosità è morta. Quindi spesso mi dico “ma chi me lo fa fare”, ma poi si riparte in quarta. Non voglio fare il nostalgico, voglio solo imparare a nuotare in questo nuovo mare.
Qual'è la parte della tua attività artistica che più preferisci, dove ti senti più a tuo agio?
Direi sicuramente la creazione. Poi io sono uno di quelli che ogni volta che crede di ave chiuso un brano lo ribalta e lo rifà da capo. E’ stimolante. E poi adoro andare in studio, mi fa stare proprio bene.
Se volessimo definire in una parola il tuo progetto quale sarebbe?
A prescindere dallo stile, che può essere New Soul o Urban, lo definirei..."Ricercato". C’è tanto lavoro con le parole, con i suoni, con le metriche, con gli incastri. E’ una ricerca continua che poi sfocia e si sfoga in una canzone o in un EP/Album.
Per quanto riguarda le sonorità musicali, c’è un qualcosa di particolare che ricerchi e che vuoi trasmettere?
Sono un figlio della musica Italiana mista all’RnB anni ’90, praticamente figlio di Fabio Concato e Aretha. L’italiano è la mia prerogativa. Cerco di nobilitare una lingua bellissima ma difficilissima, senza voler sembrare a tutti i costi un Paolo Bonolis, senza esasperala o ostentarla. Ma il sound deve essere quello americano: pianoforti, cori che fanno le None, hammond, assoli….
Quali emozioni cerchi di suscitare in chi ti ascolta?
Sai, scrivo guardandomi attorno, guardando ciò che circonda me e tutti gli altri. Spero quindi che la gente si riconosca in quello che scrivo o quantomeno che capisca i miei testi. Spero anche che a volte non sia d’accordo, che si crei un dibattito.
Il tuo fan “tipo”, chi ascolta la tua musica?
...mia figlia! :)
E' difficile muoversi in modo indipendente in questo ambiente come stai facendo tu?
Tempo fa ho preso una decisione, dopo anni di Band ho preferito intraprendere una carriera da solista. E questo rende tutto sicuramente molto gratificante ma anche molto complicato. Immaginate una band di 4 persone: significherebbe avere il quadruplo del pubblico, un quarto del lavoro, delle spese, avere il quadruplo della copertura…. E poi ammetto che quando sei sul palco è bello girarsi ed incrociare uno sguardo con qualcuno.
Qual è stato il tuo primo brano? Quale storia c'è dietro?
"Lasciami gridare", canzone scritta nel 2000 per Alessio, amico scomparso troppo giovane e senza colpe. Ricordo perfettamente come nacque la canzone. Fu come un vomito, un urlo. Era la mia prima canzone ma venne talmente naturale che sembravo un esperto. Ad oggi ancora molti la considerano la miglior canzone che ho scritto, il mio Inno, la mia carta d’identità artistica.
Cosa hai migliorato da allora? Cosa è cambiato in te?
Maggiore conoscenza, consapevolezza, orecchio critico ed anche accettazione delle critiche, ritengo sia molto utile imparare da queste, senza però snaturare la propria identità.
Come funziona il processo creativo nella produzione dei tuoi brani?
Dipende, non riesco ad avere una regola fissa. A volte parte dalla base, mi metto al piano o alla chitarra e via. A volte invece è il testo a trascinare. Altre ancora è l’urgenza dell’argomento…
Aldilà dei risultati raggiunti, quali sono i lavori di cui sei più fiero?
Più che le canzoni forse sono i periodi dai quali sono nate delle canzoni. La già citata "Lasciami gridare" oltre ad essere la prima canzone che ho scritto è anche una canzone di cui vado molto fiero musicalmente parlando. Nonostante abbia vent’anni ancora me la chiedono ai live. Dopo un lungo periodo di confusione a livello di genere musicale, la svolta è arrivata con "Around the World", primo brano che fa vedere un’impronta Urban nella mia musica e brano con più views in assoluto su Facebook.
Ed infine "Sento", Il mio ultimo singolo. Lo trovo un brano geniale, scusate se sembro borioso, ma quando ho avuto il master in mano mi sono reso conto di aver fatto una bella "mina", qualcosa di nuovo e potente.
Hai mai pensato di scrivere in Inglese?
Le canzoni sono quasi tutte in italiano, con l’eccezione di "Let me cry", una versione di "Lasciami gridare" chitarra e voce molto interessante e con un bel video. Può essere però che a breve….
C'è un filo conduttore nelle tue creazioni?
Sono molto autobiografici, quindi il filo conduttore c’è senza dubbio. Alessio, la musica, mia moglie, mia figlia… c’è sicuramente un filo che le unisce tutte, che è la mia vita.
Ci sono dei brani o degli album di grandi artisti che hanno influito nella tua crescita artistica?
Sinceramente album/brani no. Io mi appassiono ai percorsi o a quello che la loro musica racconta di loro stessi. Fabio Concato è un pittore, Pino Daniele era la cosa più black che ci fosse in Italia, Masini è prepotente ed i suoi testi non sono mai banali. Da studiare, Tormento, è la “cosa” più simile a quello che mi sarebbe piaciuto essere: un pioniere. Andavo matto per Sisqo, i Boyz 2 Man, Stevie Wonder… cerco di prendere un po’ da tutti, chiaramente senza la presunzione di somigliare a nessuno di loro.
Parliamo un po' di live: quali sono state le esperienze che ti hanno lasciato di più?
Lo so, sono fuori di testa. Ma il migliore concerto della mia vita fu in metropolitana. Ci trovammo in una quindicina di amici ed amici di amici, tutti musicisti, tutti cantanti… dopo quasi due ore vennero i poliziotti a mandarci via perché non si poteva fare, ma erano mortificati! Poi a Sanremo nuove proposte, nelle selezioni di non so quanti anni fa. Grande esperienza. E la presentazione del mio primo album. Un sacco di persone venute per me (per un disco realizzato tramite crowdfunding).
E come ti prepari prima di affrontare palco e pubblico?
Un po’ di riscaldamento, cerco di essere minuzioso nella preparazione degli strumenti, ma mi piace respirare l’aria che c’è… si capisce subito se sarà una grande serata o una così così.
A quale dimensioni credi di appartenere maggiormente, live o studio?
Da ragazzo suonavo ovunque. Volevo suonare, volevo il contatto, volevo essere al centro dell’attenzione. Ho iniziato a cantare nei locali a cinque anni seguendo mio padre, mia sorella ed amici musicisti, eravamo in giro tutte le sere. Ora invece lo studio mi da qualcosa in più. Sono meno esplosivo e più riflessivo, mi godo di più ogni attimo.
Cosa vuoi trasmettere nei tuoi live?
Voglio che la gente capisca quanto ci tengo, che non faccio le cose per diventare un miliardario o per fare un San Siro o per avere due milioni di followers. Per me conta ancora la musica.
A cosa stai lavorando in questo momento, puoi darci qualche anticipazione?
E’ appena uscita "Scrivimi una canzone" la prima canzone di mia sorella Simona, che coincide con la prima canzone che ho scritto per altri. Ho scritto il testo, l’arrangiamento ed ho suonato gli strumenti presenti. A breve uscirà un mio nuovo singolo con un bel featuring, ma i brani pronti sono un po’. Per i live temo si debba aspettare un po’ ma magari il mondo di internet può aiutare.
E tra dieci anni? Come ti vedi?
Tra dieci anni mia figlia Eleonora ne avrà sedici. E vista la condizione attuale del mondo, metterei la firma per avere la serenità e la salute che ho oggi a casa mia con la mia famiglia.
Grazie Tesha, è stato un piacere incontrarti e conoscerti meglio, siamo certi che ci saranno sempre più persone entusiasmate da quello che stai facendo, Eleonora in primis!
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