Il web, Lars Ulrich, la batteria: Corrado Bertonazzi, una passione senza fine
D’accordo la musica. D’accordo la batteria. Va bene poi averne anche fatto un lavoro che dà soddisfazioni, più o meno grandi. Ma poi per tutti i musicisti, o almeno per chi sul suo essere aperto all’altro e alla condivisione ha costruito tutto un percorso di vita, la linea da seguire rimane sempre la stessa: non fermarsi mai e, anzi, scovare sempre qualche idea nuova e nuovi modi di comunicare, sentirsi parte di una comunità. Corrado Bertonazzi fa parte di questa schiera e questo lo ha portato negli anni a vivere lo strumento su vari piani: lo studio, le band e le performance dal vivo, la didattica, il web. Che gli ha aperto un mondo dice lui, uno «sempre alla ricerca di servizi utili in generale per i musicisti, e non solo per i batteristi. Con i ragazzi di Kleisma – racconta – ci siamo messi in contatto perché trovavo utile la loro idea, una piattaforma interessante, precisa e specifica, che si differenzia un po’ dal resto». Questo perché – aggiunge – «il problema dei servizi online è spesso quello di farti perdere un sacco di tempo tra contatti e trattative. Con Kleisma hai subito un’idea di base di chi è e cosa fa un musicista, anche attraverso i video, che parlano per gli artisti».
Lei è tra quelli che credono molto nelle potenzialità del web.
Sì, credo nel mondo dell’online, e Kleisma può rivelarsi ottimo per quei musicisti che vedono Internet e i social come non necessari. Queste piattaforme sono ciò che in realtà serve perché confezionano già tutto, e sono utili per chi è professionista (o semi-professionista) e può trovare profili precisi di altri musicisti.
A 12 anni ha vinto un drum contest. Che ricordi ha? E che cos’è un drum contest?
La gloriosa Videomusic aveva lanciato un contest in cui si doveva mandare un video con un drum solo e in palio c’era la batteria di Lars Ulrich dei Metallica, che all’epoca erano all’apice, appena usciti con il “Black Album”. Io ero un loro grandissimo fan. Mi hanno chiamato dicendomi che avevo vinto: mia madre, che aveva risposto al telefono, non ci credeva, pensava fosse uno scherzo. I Metallica sono sbarcati in Italia col tour, e io ho ricevuto lo strumento da Lars Ulrich in persona. Non solo, abbiamo pure suonato insieme. Ho tuttora questa batteria e per me che all’epoca avevo 12 anni è stato come per il ragazzino appassionato di calcio che conosce Cristiano Ronaldo… Questa cosa mi ha dato molta spinta e negli anni sono andato avanti a studiare e ho fatto le mie esperienze. Anche se credo si potesse fare molto di più.
Dice?
È ciò che cerco ora di fare ora dal punto di vista didattico ed educativo, da insegnante di batteria. Ovvero provare a trasmettere ai ragazzi l’idea che davanti hanno molte scelte ma che difficilmente portano avanti in maniera coerente. Io faccio un po’ di informazione su come potrebbe essere la carriera da musicista e come “ottimizzarla”, parlando anche degli errori che ho fatto io o che ho visto fare alle persone vicino a me.
Vuole prepararli alla realtà del mestiere?
Questo è un mestiere che come altri richiede sacrifici. Non si lavora dalle 9 alle 17, certo, ma è un lavoro che non garantisce particolari tutele e che sta sempre diminuendo perché ad esempio cresce la musica elettronica, mentre quella musica suonata sta passando un po’ in secondo piano, perdendo un po’ di appeal tra i ragazzi. Un ragazzo deve cercare di capire la storia e l’evoluzione della musica, rispettando la musica del passato, considerata a volte un po’ demodé. Cerco di ispirare il più possibile le persone e portarle a godere delle cose positive della musica.
Tra i compiti che si è dato c’è anche quello di portare la professione a una dimensione umana, artigianale, di rapporto diretto con lo strumento. Come fa con i siti Accordarelabatteria.it e Suonarelabatteria.it…
Sì, creo sul web dei corsi dove si va veramente molto più a fondo negli argomenti. Sono veri e propri corsi didattici, una forma di business che ho creato.
E può essere una delle attività che fanno parte dell’essere musicista: ok i tour, le session e altro, ma ci può essere spazio anche per questo tipo di cose, no?
Prima bisogna avere la possibilità di entrare nel giro dei tour, e riuscire a farli in determinate condizioni. Mi spiego: io per esempio ho tre figlie piccole e non ho più tanto la volontà di stare lontano da casa troppo a lungo (al momento dell’intervista era in partenza per il Giappone con gli Armonite, per un tour di 9 giorni, prima del tour in Italia con Immanuel Casto: ndr). Penso che oggi un musicista, anche importante, se non sfrutta le opportunità dell’online potrebbe avere qualche problema a mantenere sempre lo stesso livello e tenore di vita, o soddisfazione artistica. In America tantissimi musicisti si sono già buttati in questo mondo. Io sono stato scoperto dal pubblico prima per il lavoro che sto facendo sul web piuttosto che come musicista.
È poi un lavoro che costringe a rimanere sempre aggiornato, a studiare. Il che è un bene…
Quando ho pubblicato il video su Ringo Starr, per esempio, avevo ancora pochi follower, ed è stata una cosa fatta quasi per scherzo. Ma ha avuto una condivisione tale che l’interesse per la mia pagina Facebook è cresciuto tantissimo. E così ho cominciato a pensare che potesse funzionare. Man mano che cresce il pubblico, però, cresce anche la responsabilità, dal punto di vista didattico. Mi documento tanto, sia quando mostro un esercizio sia quando parlo di qualche musicista. Questo perché tanta gente fa affidamento su quello che dico e se non fai così rischi di perdere credibilità.
Cosa sono e come funzionano invece gli endorsement?
Possono diventare una necessità, nel momento in cui giri tanto tra scuole, strutture, concerti eccetera. Il primo endorsement l’ho avuto dalla Ufip, famoso marchio di piatti che mi supporta in vari contesti. Ad esempio, se si va a fare un concerto in Sicilia e non hai la possibilità di portarti tutta l’attrezzatura, te la fanno trovare lì. L’endorsement da parte dell’artista dovrebbe rispondere all’amore che questo deve avere per il prodotto che sta usando. E non farselo dare solo perché è gratis o costa meno. Questo almeno è il mio approccio. Oggi, poi, con la crisi i marchi sono meno disposti di un tempo a concedere endorsement, ma diciamo che anche in questo caso i social possono aiutare gli stessi marchi a far conoscere i propri prodotti. Per me significa un supporto alla mia attività. È uno scambio di visibilità che ci si dà. Molti giovani hanno il desiderio sfrenato di avere degli endorsement senza sapere che in realtà poi ti devi “sacrificare” per questo marchio, devi fare qualcosa. Quindi se sei un professionista e non sei completamente soddisfatto del brand, meglio non cercare di ottenere degli endorsement.
Dove vive?
A Piacenza, e non è male perché è una città in mezzo a tutto. Quando parte un tour si considera anche la logistica e, se vivi lontano, chi organizza deve mettere in conto anche spese da rimborsare. Qui esiste un bel circuito musicale da sempre, bravi musicisti, un bel giro. Io ho studiato a Milano – al Cpm – e a Brescia. Ho girato un po’, ma la formazione maggiore l’ho avuta a Brescia, alla scuola di Alfredo Golino, grandissimo batterista italiano. Spostarsi è uno dei sacrifici che un musicista deve essere disposto a fare per poter fare carriera.
Insegna ancora?
Da quest’anno non insegno più nelle scuole, faccio un po’ di didattica privata perché voglio dedicarmi soprattutto alla famiglia, le mie bimbe sono piccole e se me le perdo ora non me le godo più. Così organizzo le giornate in modo da poter stare un po’ con loro e comunque ci sono le cose che faccio online che supportano economicamente il mio sistema. Non c’è nulla di male nel suonare e lavorare part time. Soprattutto se c’è una famiglia da mantenere. Penso che gli anni della formazione, del liceo, per i musicisti siano determinanti per tutta la carriera successiva. Se tornassi indietro rifarei tutto diversamente. Ce la metterei tutta in quegli anni lì, perché dopo il tempo non lo hai più. Se ci fosse un po’ più di informazione da questo punto di vista sarebbe una bella cosa. Tornando a Kleisma, può essere un aiuto a trovare dei riferimenti che portano un miglioramento alla propria attività. Per esempio, trovo la sezione delle audizioni molto bella. Spero che prenda piede perché le audizioni in Italia non esistono più. O se esistono, non sai che ci sono.
Ha altre passioni oltre alla musica?
Se non lavoro sto con la famiglia. Per me lavorare è divertimento, un piacere da quando ho la possibilità di renderlo tale. Se lo facessi senza ritorno economico, ecco, non sarebbe più un piacere. E in questo senso, i video mi permettono di avere il tempo di fare le cose a cui tengo di più.
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